#06
Il cantiere di
Eugenio Miozzi a cura di
Clemens F. Kusch
«"C'è un nuovo ponte a Venezia, costruito vicino alla stazione di S. Lucia. É un lungo e sottilissimo arco, che pare fatto di pietra d'Istria." Così scriveva in una rivista, tra le più diffuse, un autorevole pubblicista. Pazienza sin qui; tutti, anche i giornalisti, possono prendere equivoci; ma il buono viene poi.
"Un mio amico architetto – scriveva l'articolista – tutte le volte che ci passa sotto, stringe gli occhi e trattiene il fiato, perché, se fosse veramente fatto di quel che sembra, dovrebbe cascare. La struttura ha naturalmente un'anima di cemento armato, che la pietra di cui è ricoperto è debole e friabile. Disegnato con grande eleganza, fa inorridire la gente del mestiere". […]
Il ponte degli Scalzi – lo intenda bene il mio critico – è tutto in blocchi massicci di pietra, della migliore pietra d'Istria e precisamente della cava di Orsera, della stessa da cui fu prelevata la pietra per la Libreria Vecchia del Sansovino; non ha nessuna armatura, né di cemento armato, né in ferro, né in bronzo, ha nessun "misterioso malefizio" è semplicemente un ponte in pietra. […]
Purtroppo per chi fa, la fatica maggiore non consiste nel fare, ma nel dover sopportare le chiacchere di chi non fa. […]
Oggi il ponte degli Scalzi è ultimato, ed ultimati sono pure gli altri lavori del congiungimento di Venezia con la Terraferma, il ponte translagunare, il piazzale Roma, il ponte dell'Accademia, i nuovi canali, i ponti del Rio Nuovo, opere tutte che ebbi l'onore di progettare e di dirigere; sulle critiche infinite che si sono sferrate durante l'esecuzione, ha oramai fatto sana giustizia l'opinione del popolo.
É ancora buono il detto di Federico II: "Lasciamoli dire, purché ci lascino fare».
Eugenio Miozzi, Dal Ponte di Rialto al Nuovo ponte degli Scalzi, Stabilimento Tipografico del Genio Civile, Roma 1935.
La citazione testimonia l'orgoglio dell’ingegner Eugenio Miozzi nel costruire a Venezia e mettersi a confronto con le grandi opere e i grandi maestri del passato. Ma mostra anche come allora, non diversamente da adesso, chi propone un modo di fare innovativo sia spesso bersaglio di critiche violente. Ma come lui stesso dice: Sulle critiche infinite ha ormai fatto sana giustizia l'opinione del popolo. E si potrebbe aggiungere: ne ha fatto giustizia l'uso, considerando quanto i ponti di Miozzi siano entrati nell'immagine di Venezia e facciano ormai parte dello spazio "naturale" e quotidiano per i veneziani e i visitatori.
Le foto sono una testimonianza di come questi ponti sono stati progettati e realizzati, in brevissimo tempo, con le tecniche più diverse, con tecnologie tradizionali come muratura e legno o applicando tecniche di calcolo innovative, come quella delle "lesioni sistematiche" per il ponte degli Scalzi o adottando tecnologie di cantiere d'avanguardia come la realizzazione attraverso l'uso di carri-ponte per il Ponte della Libertà. Testimoniano poi come sia stato equilibrato il rapporto tra tecniche costruttive, mezzi e materiali impegnati e coerenza commisurata al luogo.
Infine, in questi tempi difficili, è uno stimolo vedere immagini di cantieri che sono sempre, per loro intrinseca natura, emblemi di speranza di un futuro migliore.
È imminente l’uscita del volume: La Venezia di Eugenio Miozzi, a cura di Clemens F. Kusch, presso l'editore DOM-Publishers di Berlino in edizione italiana e edizione inglese, con contributi di Eliana Alessandrelli, Antonella D'Aulerio, Sara Di Resta, Valeria Farinati, Tullia Iori, Clemens F. Kusch, Franco Laner, Serena Maffioletti, Alberto Mazuccato, Elisabetta Populin e Guido Zucconi.